“La banquise”
“La banquise”
Per un mondo senza morale
Opuscoli provvisori – 54
2013, pagine 56
euro 4,00
Via le catene. Grande progetto, ma poi? Qui le chiacchiere si ergono come tanti fantasmi di un passato non del tutto scomparso. In effetti gli schiavi, vissuti da sempre alla catena, come possono immaginarsi di riuscire a muoversi liberamente? Ci riescono con fatica. Il campo delle costruzioni utopiche ha ospitato tanti grandi anime in buona fede, ma anche tante animelle in cerca di un rifugio dove andare a nascondere la propria paura di respirare aria libera fuori della tradizionale prigione. Più facile progettare la rivolta, l’insurrezione e perfino la rivoluzione definitiva, quella che bene o male riusciamo a intravedere anche al di là del fuoco delle distruzioni e degli indispensabili massacri dei responsabili del mondo vecchio costretto, dalla nostra azione collettiva e coraggiosamente diversa, ad andare in frantumi. Più difficile quello che viene dopo. Dopo ci sono gli orpelli, le sfumature, i distinguo, i ricordi degli antichi fantasmi che ci menavano al guinzaglio, sostituendosi, di tanto in tanto, alla frusta netta e genuina del torturatore di turno. Le sottigliezze dei metafisici e dei teologi, le grandi idee, i sogni di perfezione, perfino la stessa libertà, adesso concretamente tangibile, deve fare i conti con l’immagine che di essa ci eravamo fatti prima, quando restava un ideale e un sogno per poveri derelitti. In una parola, la morale. E questo piccolo libro è in questa piaga che mette il dito, e stuzzica tessuti ulcerati che anche con tutta la buona volontà di un inguaribile utopista non si possono immaginare del tutto guariti, taumaturgicamente, dall’evento trasformativo della rivoluzione.
2013, pagine 56
euro 4,00
Via le catene. Grande progetto, ma poi? Qui le chiacchiere si ergono come tanti fantasmi di un passato non del tutto scomparso. In effetti gli schiavi, vissuti da sempre alla catena, come possono immaginarsi di riuscire a muoversi liberamente? Ci riescono con fatica. Il campo delle costruzioni utopiche ha ospitato tanti grandi anime in buona fede, ma anche tante animelle in cerca di un rifugio dove andare a nascondere la propria paura di respirare aria libera fuori della tradizionale prigione. Più facile progettare la rivolta, l’insurrezione e perfino la rivoluzione definitiva, quella che bene o male riusciamo a intravedere anche al di là del fuoco delle distruzioni e degli indispensabili massacri dei responsabili del mondo vecchio costretto, dalla nostra azione collettiva e coraggiosamente diversa, ad andare in frantumi. Più difficile quello che viene dopo. Dopo ci sono gli orpelli, le sfumature, i distinguo, i ricordi degli antichi fantasmi che ci menavano al guinzaglio, sostituendosi, di tanto in tanto, alla frusta netta e genuina del torturatore di turno. Le sottigliezze dei metafisici e dei teologi, le grandi idee, i sogni di perfezione, perfino la stessa libertà, adesso concretamente tangibile, deve fare i conti con l’immagine che di essa ci eravamo fatti prima, quando restava un ideale e un sogno per poveri derelitti. In una parola, la morale. E questo piccolo libro è in questa piaga che mette il dito, e stuzzica tessuti ulcerati che anche con tutta la buona volontà di un inguaribile utopista non si possono immaginare del tutto guariti, taumaturgicamente, dall’evento trasformativo della rivoluzione.
9 dic 2016 Leggi il testo completo...
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