Archivio digitale – Ultimi inserimenti
Michail Bakunin
La Comune e lo Stato
Opuscoli provvisori – 81
2015, pagine 80
euro 4,00
Bakunin spiega in modo magistrale l’esperienza della Comune di Parigi mentre gli accadimenti sono sotto gli occhi di tutti.
In queste tre conferenze l’accento è posto sulle radici economiche e sociali che determinarono la guerra franco-prussiana e sulle possibilità rivoluzionarie di un popolo che prende in mano le proprie sorti nel momento in cui tutti i traditori sono tutti smascherati.
Tornare a riflettere su quei pochi mesi rivoluzionari e, particolarmente, su quegli ultimi giorni in cui la Senna si colorò di rosso, è sempre un momento di grande commozione ma anche di grande importanza. Guai a farsi illusioni sulla brava gente che ci sta di fronte. Non si faranno nessuna remora morale nel momento in cui vedranno davanti ai loro occhi spaventati sorgere lo spettro della resa dei conti.
Su questo non bisogna avere dubbi.
2015, pagine 80
euro 4,00
Bakunin spiega in modo magistrale l’esperienza della Comune di Parigi mentre gli accadimenti sono sotto gli occhi di tutti.
In queste tre conferenze l’accento è posto sulle radici economiche e sociali che determinarono la guerra franco-prussiana e sulle possibilità rivoluzionarie di un popolo che prende in mano le proprie sorti nel momento in cui tutti i traditori sono tutti smascherati.
Tornare a riflettere su quei pochi mesi rivoluzionari e, particolarmente, su quegli ultimi giorni in cui la Senna si colorò di rosso, è sempre un momento di grande commozione ma anche di grande importanza. Guai a farsi illusioni sulla brava gente che ci sta di fronte. Non si faranno nessuna remora morale nel momento in cui vedranno davanti ai loro occhi spaventati sorgere lo spettro della resa dei conti.
Su questo non bisogna avere dubbi.
1 gen 2019 Leggi il testo completo...
Manifesto dei Sedici Critiche di Malatesta, Galleani, Borghi e di alcuni anarchici russi
Opuscoli provvisori – 80
2015, pagine 128
euro 4,00
Il Manifesto chiamato “dei Sedici”, dal numero (errato) dei firmatari, costituisce un cedimento clamoroso di fronte alla linea primaria e insostituibile degli anarchici, di ogni anarchico, contro la guerra. Su questo sono tutti concordi, non ci sono anarchici, oggi come ieri, che trovano giustificazioni alla sua stesura. E allora? Come mai uomini del calibro di Grave, Cornelissen, Malato e Kropotkin, per limitarsi ai compagni più conosciuti, lo stesero e lo firmarono? La risposta non può essere che una sola: fu un abbaglio, ma un abbaglio consequenziale.
Un abbaglio, perché credere di partecipare a una guerra “dalla parte giusta” non è possibile, non esistendo guerre giuste. Consequenziale, perché derivante logicamente dall’ipotesi quantitativa fondata sulla logica dell’aggiunta o, come l’abbiamo definita, dell’“a poco a poco”. Il determinismo, in salsa marxista o positivista, risulta sempre indigesto.
2015, pagine 128
euro 4,00
Il Manifesto chiamato “dei Sedici”, dal numero (errato) dei firmatari, costituisce un cedimento clamoroso di fronte alla linea primaria e insostituibile degli anarchici, di ogni anarchico, contro la guerra. Su questo sono tutti concordi, non ci sono anarchici, oggi come ieri, che trovano giustificazioni alla sua stesura. E allora? Come mai uomini del calibro di Grave, Cornelissen, Malato e Kropotkin, per limitarsi ai compagni più conosciuti, lo stesero e lo firmarono? La risposta non può essere che una sola: fu un abbaglio, ma un abbaglio consequenziale.
Un abbaglio, perché credere di partecipare a una guerra “dalla parte giusta” non è possibile, non esistendo guerre giuste. Consequenziale, perché derivante logicamente dall’ipotesi quantitativa fondata sulla logica dell’aggiunta o, come l’abbiamo definita, dell’“a poco a poco”. Il determinismo, in salsa marxista o positivista, risulta sempre indigesto.
1 dic 2018 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Di quale natura parliamo?
Opuscoli provvisori – 79
2015, pagine 64
euro 4,00
Ogni lotta di settore, condotta dagli anarchici, è destinata a essere recuperata se non riesce a raccordarsi con il progetto complessivo di distruzione dello Stato.
La lotta per la difesa della natura è un esempio clamoroso, e si affianca alle altre lotte che si autoracchiudono nell’ambito di una qualificazione di comodo, che dà, sulle prime, l’impressione, ma solo l’impressione, di essere più comprensibile e più generalizzabile, senza chiedere quell’impegno totale che lo scontro rivoluzionario minaccia di imporre impietosamente.
E, se invece provassimo a ribaltare il problema? Se provassimo a inserire la specificità di un intervento di lotta – poniamo contro lo sfruttamento animale – non nell’ottica limitata del vegetarismo o della lotta di liberazione animale, ma nell’ampio raggio di uno scontro distruttivo rivoluzionario? Se portassimo all’interno della lotta circoscritta la proposta e la metodologia distruttiva di attacco contro il nemico, per primo lo Stato?
Non solo saremmo più efficaci, ma vedremmo subito scomparire tutti quei fantasmi che ci accostano nel corso dello scontro, i quali sono d’accordo con noi, anarchici, solo per l’esiguità e la parzialità della nostra lotta, mentre non accetterebbero la proposta di uno scontro generalizzato, appunto di uno scontro anarchico.
2015, pagine 64
euro 4,00
Ogni lotta di settore, condotta dagli anarchici, è destinata a essere recuperata se non riesce a raccordarsi con il progetto complessivo di distruzione dello Stato.
La lotta per la difesa della natura è un esempio clamoroso, e si affianca alle altre lotte che si autoracchiudono nell’ambito di una qualificazione di comodo, che dà, sulle prime, l’impressione, ma solo l’impressione, di essere più comprensibile e più generalizzabile, senza chiedere quell’impegno totale che lo scontro rivoluzionario minaccia di imporre impietosamente.
E, se invece provassimo a ribaltare il problema? Se provassimo a inserire la specificità di un intervento di lotta – poniamo contro lo sfruttamento animale – non nell’ottica limitata del vegetarismo o della lotta di liberazione animale, ma nell’ampio raggio di uno scontro distruttivo rivoluzionario? Se portassimo all’interno della lotta circoscritta la proposta e la metodologia distruttiva di attacco contro il nemico, per primo lo Stato?
Non solo saremmo più efficaci, ma vedremmo subito scomparire tutti quei fantasmi che ci accostano nel corso dello scontro, i quali sono d’accordo con noi, anarchici, solo per l’esiguità e la parzialità della nostra lotta, mentre non accetterebbero la proposta di uno scontro generalizzato, appunto di uno scontro anarchico.
1 nov 2018 Leggi il testo completo...
Michail Bakunin
Dove andare, cosa fare?
Opuscoli provvisori – 78
2015, pagine 62
euro 4,00
Mettere la scienza al servizio della rivoluzione. Concetto tipicamente bakuninista. Non che, di per sé, sia errato, tutt’altro, è che suona troppo deterministico. La scienza del suo tempo? Forse, che nemmeno di quella ci si poteva fidare. Bastare pensare alle imbarcate che quei vecchi rivoluzionari presero per la statistica. Oggi meno che mai.
L’economia? Ma che scienza è mai? Non la si può definire in questo modo nemmeno con i paraocchi in dotazione ai pazienti asinelli soggiogati al carro. Eppure ci sono tanti compagni che pensano, non voglio qui fare velo alle mie personali responsabilità, di poterne sviscerare i misteri. Possiamo discutere per anni, quanto volete, sul modo di fare funzionare in modo autogestito una fabbrica senza avanzare di un millimetro sulla strada della rivoluzione. Più o meno come il problema di autogestire una barricata o uno scontro di piazza contro la polizia. Molte cose si possono fare, alcune attengono alle sottigliezze tecniche della guerriglia, ma non è questo il punto. La rivoluzione è altra cosa.
Con tutto ciò, nello scritto di Bakunin, che proponiamo alla riflessione (non alla semplice lettura) dei compagni, non ci sono solo l’entusiasmo e l’ingenuità, c’è anche un fondamento diverso, c’è la necessità della conoscenza, c’è la sollecitazione alla ricerca dei mezzi per approfondire la realtà e quindi rendere possibile, e più incisiva, l’azione. Ecco la chiave di lettura idonea per queste pagine.
2015, pagine 62
euro 4,00
Mettere la scienza al servizio della rivoluzione. Concetto tipicamente bakuninista. Non che, di per sé, sia errato, tutt’altro, è che suona troppo deterministico. La scienza del suo tempo? Forse, che nemmeno di quella ci si poteva fidare. Bastare pensare alle imbarcate che quei vecchi rivoluzionari presero per la statistica. Oggi meno che mai.
L’economia? Ma che scienza è mai? Non la si può definire in questo modo nemmeno con i paraocchi in dotazione ai pazienti asinelli soggiogati al carro. Eppure ci sono tanti compagni che pensano, non voglio qui fare velo alle mie personali responsabilità, di poterne sviscerare i misteri. Possiamo discutere per anni, quanto volete, sul modo di fare funzionare in modo autogestito una fabbrica senza avanzare di un millimetro sulla strada della rivoluzione. Più o meno come il problema di autogestire una barricata o uno scontro di piazza contro la polizia. Molte cose si possono fare, alcune attengono alle sottigliezze tecniche della guerriglia, ma non è questo il punto. La rivoluzione è altra cosa.
Con tutto ciò, nello scritto di Bakunin, che proponiamo alla riflessione (non alla semplice lettura) dei compagni, non ci sono solo l’entusiasmo e l’ingenuità, c’è anche un fondamento diverso, c’è la necessità della conoscenza, c’è la sollecitazione alla ricerca dei mezzi per approfondire la realtà e quindi rendere possibile, e più incisiva, l’azione. Ecco la chiave di lettura idonea per queste pagine.
15 ott 2018 Leggi il testo completo...
L’anarchismo nella rivoluzione russa
Opuscoli provvisori – 77
2015, pagine 106
euro 4,00
Per la lettura dei testi qui pubblicati è necessario tenere presenti alcune indicazioni. Il curatore, Paul Avrich, era uno storico, come tale provvisto di una vasta conoscenza del problema (l’anarchismo all’interno della rivoluzione russa), essendo per altro anche di madre-lingua russa. Ma, purtroppo, era uno storico e niente di più.
La traduzione italiana, molto più ampia degli stralci qui pubblicati, fatta nel 1976 da La Salamandra, contiene quindi, oltre ad altri testi meno importanti, anche le precisazioni e i commenti dello storico. Non pubblicabili. A titolo di esempio abbiamo qui riportato le sue considerazioni (positive) sulla destinazione riservata dal potere sovietico al Museo Kropotkin, scuola per bambini, scelta che, a dire di Avrich, avrebbe fatto contento il vecchio anarchico. E del concetto di recupero? E del volere cancellare anche le minime tracce di una persistenza che, nel 1967, anno della visita di Avrich, continuava evidentemente a disturbare? Nemmeno una parola.
Un’altra perla, non riportata, il giudizio di paragonare le scelte insurrezionali di Bakunin a Lione con quelle interventiste di Kropotkin nel Manifesto dei Sedici. Improponibile giudizio.
A parte tutto questo, e le sviolinature fuori luogo, tipiche di chi si occupa di ricordare evitando accuratamente di riproporre, l’Introduzione di Avrich rimane un’utile lettura.
2015, pagine 106
euro 4,00
Per la lettura dei testi qui pubblicati è necessario tenere presenti alcune indicazioni. Il curatore, Paul Avrich, era uno storico, come tale provvisto di una vasta conoscenza del problema (l’anarchismo all’interno della rivoluzione russa), essendo per altro anche di madre-lingua russa. Ma, purtroppo, era uno storico e niente di più.
La traduzione italiana, molto più ampia degli stralci qui pubblicati, fatta nel 1976 da La Salamandra, contiene quindi, oltre ad altri testi meno importanti, anche le precisazioni e i commenti dello storico. Non pubblicabili. A titolo di esempio abbiamo qui riportato le sue considerazioni (positive) sulla destinazione riservata dal potere sovietico al Museo Kropotkin, scuola per bambini, scelta che, a dire di Avrich, avrebbe fatto contento il vecchio anarchico. E del concetto di recupero? E del volere cancellare anche le minime tracce di una persistenza che, nel 1967, anno della visita di Avrich, continuava evidentemente a disturbare? Nemmeno una parola.
Un’altra perla, non riportata, il giudizio di paragonare le scelte insurrezionali di Bakunin a Lione con quelle interventiste di Kropotkin nel Manifesto dei Sedici. Improponibile giudizio.
A parte tutto questo, e le sviolinature fuori luogo, tipiche di chi si occupa di ricordare evitando accuratamente di riproporre, l’Introduzione di Avrich rimane un’utile lettura.
1 ott 2018 Leggi il testo completo...
Pierre-Joseph Proudhon
Dimostrazione della inesistenza di Dio
Opuscoli provvisori – 76
2015, pagine 80
euro 4,00
Leggere Proudhon è un’esperienza fuori del comune, sono pochi gli scrittori che mettono insieme la verve polemica con l’approfondimento teorico, la stringatezza dell’esposizione con la radicalità concreta del proprio modo di vedere il mondo.
Il tempo sembra non intaccare le sue cose, anche se, da parte del lettore, occorrono due cose: la mente sgombra dalle solite chiacchiere a cui una superficialità a noi contemporanea ci ha abituati e la volontà di andare oltre.
Questi estratti, che tali sono, dell’opera sua maggiore, rappresentano bene la necessità di sgombrare la propria visuale dai fantasmi, in primo luogo dal fantasma della divinità. In fondo il potere si fonda su Dio, ogni potere viene da Dio, anche se oggi lo leggiamo in termini diversi e la religione è diventata la serva scema, o se si preferisce l’assistente sociale di riserva, quando le strutture forti della repressione cominciano ad accusare difficoltà.
C’è in questo schieramento di orrori una sostanziale mutua disponibilità di servizio che, osservata bene, sgomenta.
Buona lettura.
2015, pagine 80
euro 4,00
Leggere Proudhon è un’esperienza fuori del comune, sono pochi gli scrittori che mettono insieme la verve polemica con l’approfondimento teorico, la stringatezza dell’esposizione con la radicalità concreta del proprio modo di vedere il mondo.
Il tempo sembra non intaccare le sue cose, anche se, da parte del lettore, occorrono due cose: la mente sgombra dalle solite chiacchiere a cui una superficialità a noi contemporanea ci ha abituati e la volontà di andare oltre.
Questi estratti, che tali sono, dell’opera sua maggiore, rappresentano bene la necessità di sgombrare la propria visuale dai fantasmi, in primo luogo dal fantasma della divinità. In fondo il potere si fonda su Dio, ogni potere viene da Dio, anche se oggi lo leggiamo in termini diversi e la religione è diventata la serva scema, o se si preferisce l’assistente sociale di riserva, quando le strutture forti della repressione cominciano ad accusare difficoltà.
C’è in questo schieramento di orrori una sostanziale mutua disponibilità di servizio che, osservata bene, sgomenta.
Buona lettura.
15 set 2018 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Distruggiamo le carceri
Opuscoli provvisori – 75
2015, pagine 86
euro 4,00
Il carcere è la struttura portante dello Stato. Carcere e Stato sono due angolazioni della medesima mostruosità. Gli anarchici sono contro lo Stato, ecco perché sono contro il carcere.
Poiché rifuggiamo, come più volte detto, da affrontare problemi della società del futuro, quella per intenderci fondata sulla bellezza dell’anarchia, e ci interessiamo di questioni terrene e non angeliche, tutto si riduce a discutere sul termine “contro”.
Che vuol dire essere contro il carcere?
È presto detto. Siamo per la distruzione del carcere. Allo stesso esatto modo di come siamo per la distruzione di questa società in cui ci stanno affogando.
2015, pagine 86
euro 4,00
Il carcere è la struttura portante dello Stato. Carcere e Stato sono due angolazioni della medesima mostruosità. Gli anarchici sono contro lo Stato, ecco perché sono contro il carcere.
Poiché rifuggiamo, come più volte detto, da affrontare problemi della società del futuro, quella per intenderci fondata sulla bellezza dell’anarchia, e ci interessiamo di questioni terrene e non angeliche, tutto si riduce a discutere sul termine “contro”.
Che vuol dire essere contro il carcere?
È presto detto. Siamo per la distruzione del carcere. Allo stesso esatto modo di come siamo per la distruzione di questa società in cui ci stanno affogando.
19 lug 2017 Leggi il testo completo...
Victor Rudin
Max Stirner. Un refrattario
Opuscoli provvisori – 74
2015, pagine 78
euro 4,00
Fra i tanti equivoci che spesso mi sembra di cogliere nelle molte letture di Stirner che incontro qua e là, non solo equivoci scritti, che questi sono imeno pericolosi, giudicandosi da se stessi, ma equivoci pensati, cioè idee che ognuno si fa di quello che, secondo lui, ha scritto Stirner, mi sembra giusto riproporre la lettura di questo opuscolo, vecchio quanto si vuole ma sempre interessante.
Non che quanto qui scritto sia esente dalla tabe suddetta, solo che si tratta di considerazioni differenti, difatti non appartengono alla frettolosa, e volonterosa ma ottusa, lettura di tanti che vogliono vedere Stirner per quello che non fu mai,ma sollevano problemi esposti al sole decenni or sono e oggi racchiusi nei cassetti della memoria di coloro che hanno ancora il culto di quest’ultima dea.
Sottolineato, ma proprio in fondo, non in prima fila, il rapporto tra individualismo e comunismo, tra l’azione del singolo e l’azione cercata attraverso l’unione – provvisoria e non sigillata da alcuna bandiera – con altri compagni, altri individui, altri egoisti. Che importano le pretese definitorie?
E qual è il cemento di questa ricerca, se non quel l’affinità di cui tanti continuano a parlare e pochi a comprendere? E, ancora più oltre, il fondamento, la costruzione, impensabile, quell’informalità anch’essa deformata e vilipesa, fino a quando resterà tale, oggetto di vacui dibattiti e interessate malcomprensioni di perdigiorno?
2015, pagine 78
euro 4,00
Fra i tanti equivoci che spesso mi sembra di cogliere nelle molte letture di Stirner che incontro qua e là, non solo equivoci scritti, che questi sono imeno pericolosi, giudicandosi da se stessi, ma equivoci pensati, cioè idee che ognuno si fa di quello che, secondo lui, ha scritto Stirner, mi sembra giusto riproporre la lettura di questo opuscolo, vecchio quanto si vuole ma sempre interessante.
Non che quanto qui scritto sia esente dalla tabe suddetta, solo che si tratta di considerazioni differenti, difatti non appartengono alla frettolosa, e volonterosa ma ottusa, lettura di tanti che vogliono vedere Stirner per quello che non fu mai,ma sollevano problemi esposti al sole decenni or sono e oggi racchiusi nei cassetti della memoria di coloro che hanno ancora il culto di quest’ultima dea.
Sottolineato, ma proprio in fondo, non in prima fila, il rapporto tra individualismo e comunismo, tra l’azione del singolo e l’azione cercata attraverso l’unione – provvisoria e non sigillata da alcuna bandiera – con altri compagni, altri individui, altri egoisti. Che importano le pretese definitorie?
E qual è il cemento di questa ricerca, se non quel l’affinità di cui tanti continuano a parlare e pochi a comprendere? E, ancora più oltre, il fondamento, la costruzione, impensabile, quell’informalità anch’essa deformata e vilipesa, fino a quando resterà tale, oggetto di vacui dibattiti e interessate malcomprensioni di perdigiorno?
9 lug 2017 Leggi il testo completo...
Michail Bakunin
La scienza e la questione vitale della rivoluzione
Opuscoli provvisori – 73
2015, pagine 112
euro 4,00
Bakunin si pone un dilemma fondamentale: dove fermarsi nell’acquisizione della conoscenza? Senza non si può andare verso la rivoluzione, continuando ad acquisirla si corre il rischio di non sapersi dove fermare per dare inizio all’attacco.
Questo non è un problema soltanto individuale, cioè riguardante il singolo rivoluzionario e i mezzi conoscitivi (e pratici) dei quali si deve dotare, ma anche quella grande massa incognita e spesso confusamente avvertita, nel dilagare della sofferenza e della repressione, come pronta a insorgere, salvo poi a rendersi conto che la realtà era tutt’altro che matura.
Se l’ignoranza è di certo un freno per bloccare la rivoluzione, uno strumento di rassegnazione e di ottusità, un potente strumento utilizzato dallo Stato e dalla religione, la cultura è un’arma a doppio taglio. Foggia, di per sé, privilegiati, dottrinari, gente pronta a vendersi al migliore offerente. Dove fermarsi? Quali i confini oltre i quali si travalica nel considerarsi merce in vendita e non più disponibili alla lotta? Non è facile individuare questo confine.
Quello stimolo all’azione, l’incredibile differenza che passa tra il fare e l’agire, tra l’accumulo e il dispendio assoluto, tra il risparmiarsi per il futuro e il mettersi del tutto in gioco, ora e subito, tutto ciò è intuito da Bakunin, che così lascia spazio all’immaginazione del lettore disponibile all’attacco.
2015, pagine 112
euro 4,00
Bakunin si pone un dilemma fondamentale: dove fermarsi nell’acquisizione della conoscenza? Senza non si può andare verso la rivoluzione, continuando ad acquisirla si corre il rischio di non sapersi dove fermare per dare inizio all’attacco.
Questo non è un problema soltanto individuale, cioè riguardante il singolo rivoluzionario e i mezzi conoscitivi (e pratici) dei quali si deve dotare, ma anche quella grande massa incognita e spesso confusamente avvertita, nel dilagare della sofferenza e della repressione, come pronta a insorgere, salvo poi a rendersi conto che la realtà era tutt’altro che matura.
Se l’ignoranza è di certo un freno per bloccare la rivoluzione, uno strumento di rassegnazione e di ottusità, un potente strumento utilizzato dallo Stato e dalla religione, la cultura è un’arma a doppio taglio. Foggia, di per sé, privilegiati, dottrinari, gente pronta a vendersi al migliore offerente. Dove fermarsi? Quali i confini oltre i quali si travalica nel considerarsi merce in vendita e non più disponibili alla lotta? Non è facile individuare questo confine.
Quello stimolo all’azione, l’incredibile differenza che passa tra il fare e l’agire, tra l’accumulo e il dispendio assoluto, tra il risparmiarsi per il futuro e il mettersi del tutto in gioco, ora e subito, tutto ciò è intuito da Bakunin, che così lascia spazio all’immaginazione del lettore disponibile all’attacco.
30 giu 2017 Leggi il testo completo...
A cura di Alfredo M. Bonanno e Santo Calì
Leccaculi e delinquenti
Quindici scritti fascisti di cui suggeriamo la rilettura
Opuscoli provvisori – 72
2015, pagine 96
euro 4,00
Poche settimane prima di morire a Segrate, Giangiacomo Feltrinelli fa uscire per la sua casa editrice un grosso volume di scritti fascisti. Pochi giorni dopo per le edizioni Underground di Catania e La Fiaccola di Ragusa esce un opuscolo con alcuni degli scritti contenuti in quel volume. Il nostro scopo era quello di fare conoscere le responsabilità fasciste di alcuni intellettuali e uomini politici, tutti all’epoca ancora viventi (escluso Adriano Tilgher, morto nel 1941), riciclati nell’arca democratica, e di alcuni fascisti, coperti anche loro di un nuovo alone perbenista, eppure a suo tempo compromessi non solo col fascismo ma con la sua versione razzista.
2015, pagine 96
euro 4,00
Poche settimane prima di morire a Segrate, Giangiacomo Feltrinelli fa uscire per la sua casa editrice un grosso volume di scritti fascisti. Pochi giorni dopo per le edizioni Underground di Catania e La Fiaccola di Ragusa esce un opuscolo con alcuni degli scritti contenuti in quel volume. Il nostro scopo era quello di fare conoscere le responsabilità fasciste di alcuni intellettuali e uomini politici, tutti all’epoca ancora viventi (escluso Adriano Tilgher, morto nel 1941), riciclati nell’arca democratica, e di alcuni fascisti, coperti anche loro di un nuovo alone perbenista, eppure a suo tempo compromessi non solo col fascismo ma con la sua versione razzista.
19 giu 2017 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Contro la coerenza
Opuscoli provvisori – 71
2015, pagine 128
euro 4,00
Compito ingrato quello di risvegliare i dormienti.
E quanto più duro è stato prendere sonno, quanto più dura la lotta per allontanare i fantasmi di ciò che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, tanto più astiosa sarà la reazione di chi è disturbato mentre dormiva.
L’anarchismo può benissimo contribuire a tenere buoni tutti coloro che, in questo modo, si mettono la coscienza in pace. L’ideale è salvaguardato, le chiacchiere pure, quindi nulla di nuovo sotto la luna.
La coerenza, cioè la perfetta corrispondenza di quello che si fa con quello che si pensa, pensare da anarchici e fare da anarchici, è una forma molto comune, e molto usata, di mettere a tacere la propria coscienza.
Punzecchiare, come faccio in questo libretto, l’idolo della coerenza è pratica malfamata, quindi in perfetta coerenza con il mio essere malfattore e fuorilegge.
Come ho detto pubblicamente più volte, non sono un architetto o un artista a cui chiedere di rifare la facciata di un palazzo, ma un idraulico in grado di provvedere a sistemare il cesso.
Sogni d’oro ai dormienti.
2015, pagine 128
euro 4,00
Compito ingrato quello di risvegliare i dormienti.
E quanto più duro è stato prendere sonno, quanto più dura la lotta per allontanare i fantasmi di ciò che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, tanto più astiosa sarà la reazione di chi è disturbato mentre dormiva.
L’anarchismo può benissimo contribuire a tenere buoni tutti coloro che, in questo modo, si mettono la coscienza in pace. L’ideale è salvaguardato, le chiacchiere pure, quindi nulla di nuovo sotto la luna.
La coerenza, cioè la perfetta corrispondenza di quello che si fa con quello che si pensa, pensare da anarchici e fare da anarchici, è una forma molto comune, e molto usata, di mettere a tacere la propria coscienza.
Punzecchiare, come faccio in questo libretto, l’idolo della coerenza è pratica malfamata, quindi in perfetta coerenza con il mio essere malfattore e fuorilegge.
Come ho detto pubblicamente più volte, non sono un architetto o un artista a cui chiedere di rifare la facciata di un palazzo, ma un idraulico in grado di provvedere a sistemare il cesso.
Sogni d’oro ai dormienti.
9 giu 2017 Leggi il testo completo...
Raoul Vaneigem
Banalità di base
Opuscoli provvisori – 70
2015, pagine 84
euro 4,00
Ha un senso oggi dare voce ai situazionisti? Penso di sì. Molti dei problemi aperti a suo tempo, sia pure in modelli linguistici ormai datati, sono ancora sul tappeto e corrono il rischio di risultare sempre più incomprensibili se non visti alla luce di qualcosa che viene dal passato. E i situazionisti fanno parte del nostro passato, lo si voglia ammettere oppure no.
2015, pagine 84
euro 4,00
Ha un senso oggi dare voce ai situazionisti? Penso di sì. Molti dei problemi aperti a suo tempo, sia pure in modelli linguistici ormai datati, sono ancora sul tappeto e corrono il rischio di risultare sempre più incomprensibili se non visti alla luce di qualcosa che viene dal passato. E i situazionisti fanno parte del nostro passato, lo si voglia ammettere oppure no.
31 mag 2017 Leggi il testo completo...
Michail Bakunin
Scritto contro Marx
Opuscoli provvisori – 69
2015, pagine 118
euro 4,00
Una volta aveva detto che bisognava separare le grandi capacità analitiche di Marx, la sua preparazione filosofica ed economica, la quale poteva essere utilizzata anche dagli anarchici (invero in questo campo endemicamente carenti) e per il resto lo si poteva mettere tra parentesi. Adesso affronta le trame intestine, le calunnie, le chiacchiere di corridoio, i soppesamenti dietro le quinte, le correnti di potere, le meschinerie personali, e tutto quel bagaglio che in una parola si potrebbe definire come “politica”. Semplicemente politica, l’arte di far fare agli altri quello che questi non vogliono fare. E così scopriamo che Marx, prima ancora di essere filosofo ed economista (la grandezza in questi campi è faccenda opinabile), è un politico, un piccolo uomo, un Talleyrand in sedicesimo, rinchiuso nella cucina di casa sua a rimestare le sue carte sul suo sudicio tavolo, sognando di governare il mondo.
Che il coraggio di Bakunin, finalmente da lui preso a due mani, ci serva da utile strumento per saperci comportare di fronte a tanti fracassoni odierni che del loro antico predecessore non hanno in mano che la bieca ottusità politica.
2015, pagine 118
euro 4,00
Una volta aveva detto che bisognava separare le grandi capacità analitiche di Marx, la sua preparazione filosofica ed economica, la quale poteva essere utilizzata anche dagli anarchici (invero in questo campo endemicamente carenti) e per il resto lo si poteva mettere tra parentesi. Adesso affronta le trame intestine, le calunnie, le chiacchiere di corridoio, i soppesamenti dietro le quinte, le correnti di potere, le meschinerie personali, e tutto quel bagaglio che in una parola si potrebbe definire come “politica”. Semplicemente politica, l’arte di far fare agli altri quello che questi non vogliono fare. E così scopriamo che Marx, prima ancora di essere filosofo ed economista (la grandezza in questi campi è faccenda opinabile), è un politico, un piccolo uomo, un Talleyrand in sedicesimo, rinchiuso nella cucina di casa sua a rimestare le sue carte sul suo sudicio tavolo, sognando di governare il mondo.
Che il coraggio di Bakunin, finalmente da lui preso a due mani, ci serva da utile strumento per saperci comportare di fronte a tanti fracassoni odierni che del loro antico predecessore non hanno in mano che la bieca ottusità politica.
9 mag 2017 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Autogestione e distruzione
Opuscoli provvisori – 68
2015, pagine 86
euro 4,00
L’autogestione, intesa nel senso non solo di autogestione della produzione ma anche delle lotte, non è possibile se non a condizione che permanga insignificante, un piccolo e trascurabile esempio, un modello di difficile attuazione su scala appena più ampia, insomma qualcosa che resta lì, in attesa di un accadimento futuro che nel suo verificarsi potrebbe dare significato e pericolosità antistatale all’esperienza limitata e insignificante.
E questo accadimento non è solo una crescita quantitativa delle esperienze autogestionarie, un allargarsi non solo della parte di autodeterminazione e anche delle lotte e dei conflitti sociali che quelle pratiche fanno proprie, ma qualcosa d’altro, qualcosa di qualitativamente diverso.
Ecco, questo qualcosa che dà corpo e significato differente alla parola “autogestione”, è la pura e semplice distruzione della società in cui viviamo.
2015, pagine 86
euro 4,00
L’autogestione, intesa nel senso non solo di autogestione della produzione ma anche delle lotte, non è possibile se non a condizione che permanga insignificante, un piccolo e trascurabile esempio, un modello di difficile attuazione su scala appena più ampia, insomma qualcosa che resta lì, in attesa di un accadimento futuro che nel suo verificarsi potrebbe dare significato e pericolosità antistatale all’esperienza limitata e insignificante.
E questo accadimento non è solo una crescita quantitativa delle esperienze autogestionarie, un allargarsi non solo della parte di autodeterminazione e anche delle lotte e dei conflitti sociali che quelle pratiche fanno proprie, ma qualcosa d’altro, qualcosa di qualitativamente diverso.
Ecco, questo qualcosa che dà corpo e significato differente alla parola “autogestione”, è la pura e semplice distruzione della società in cui viviamo.
30 apr 2017 Leggi il testo completo...
Sergio Ghirardi
Viaggio nell’arcipelago occidentale
Opuscoli provvisori – 67
2015, 2a ediz., pagine 136
euro 4,00
L’arcipelago su cui si svolge una perigliosa navigazione, quella dell’autore,ma anche del lettore non superficiale, è lo stesso dove anche oggi, dopo trentacinque anni, annaspiamo con difficoltà. Non siamo neppure in grado di misurare, adesso, con approssimazione sufficiente, quali condizioni di deriva ci circondano, come emergere afferrandoci all’egoismo e non lasciandoci imbrogliare da venditori di cravatte in difficoltà issati a governatori dei nostri destini, come guardare senza paura la nostra stessa soggettività che pure urge e non accenna minimamente a darsi una calmata, come scavare nei rapporti di affinità per costruire gli attacchi contro il nemico che sappiamo inderogabili. Oppure no?
Se qualche traccia di un possibile percorso resta nei nostri cuori, spesso nemmeno visibile da occhi resi troppo miopi da infagottamenti d’accatto, possiamo riprendere il filo di un discorso che non ci apparirà, allora, e solo allora, né remoto né sibillino.
2015, 2a ediz., pagine 136
euro 4,00
L’arcipelago su cui si svolge una perigliosa navigazione, quella dell’autore,ma anche del lettore non superficiale, è lo stesso dove anche oggi, dopo trentacinque anni, annaspiamo con difficoltà. Non siamo neppure in grado di misurare, adesso, con approssimazione sufficiente, quali condizioni di deriva ci circondano, come emergere afferrandoci all’egoismo e non lasciandoci imbrogliare da venditori di cravatte in difficoltà issati a governatori dei nostri destini, come guardare senza paura la nostra stessa soggettività che pure urge e non accenna minimamente a darsi una calmata, come scavare nei rapporti di affinità per costruire gli attacchi contro il nemico che sappiamo inderogabili. Oppure no?
Se qualche traccia di un possibile percorso resta nei nostri cuori, spesso nemmeno visibile da occhi resi troppo miopi da infagottamenti d’accatto, possiamo riprendere il filo di un discorso che non ci apparirà, allora, e solo allora, né remoto né sibillino.
19 apr 2017 Leggi il testo completo...
Anarchismo e progetto insurrezionale Atti del convegno
Opuscoli provvisori – 66
2015, 2a ediz., pagine 172
euro 4,00
I nuovi lettori, e ve ne sono di talmente “nuovi” da imbarazzare ogni presunzione di prefattore, sono pregati di notare che la parola “insurrezionalista” si trova, in queste pagine, citata tre volte. Due volte per riferirsi a una presunta scelta teorica malatestiana di alcuni anarchici che al di là della soglia della propria biblioteca non hanno che vani ricordi di antiche scaramucce più o meno goliardiche, e una sola volta per parlare propriamente delle tesi relative al progetto insurrezionale. Non è una questione terminologica, ma al contrario si tratta di un problema importante.
Pensiamo che la lettura di questo libretto possa ancora essere utile. Si tratta dei primi passi teorici (e pratici, ma questo è un altro problema). Il discorso che oggi facciamo non è molto diverso.
Gutta cavat lapidem. O, almeno, così ci sembra.
2015, 2a ediz., pagine 172
euro 4,00
I nuovi lettori, e ve ne sono di talmente “nuovi” da imbarazzare ogni presunzione di prefattore, sono pregati di notare che la parola “insurrezionalista” si trova, in queste pagine, citata tre volte. Due volte per riferirsi a una presunta scelta teorica malatestiana di alcuni anarchici che al di là della soglia della propria biblioteca non hanno che vani ricordi di antiche scaramucce più o meno goliardiche, e una sola volta per parlare propriamente delle tesi relative al progetto insurrezionale. Non è una questione terminologica, ma al contrario si tratta di un problema importante.
Pensiamo che la lettura di questo libretto possa ancora essere utile. Si tratta dei primi passi teorici (e pratici, ma questo è un altro problema). Il discorso che oggi facciamo non è molto diverso.
Gutta cavat lapidem. O, almeno, così ci sembra.
9 apr 2017 Leggi il testo completo...
Richard Wagner
L’arte e la rivoluzione
Opuscoli provvisori – 65
2015, pagine 96
euro 4,00
In Wagner non sono mai riuscito a leggere – nella sua musica intendo – quello che vi leggeva Nietzsche, almeno non solo quello. Se c’è qualcosa d’altro del semplice bilanciamento matematico delle corrispondenze e delle dissonanze, nella musica, e questo resta tutto da vedere, l’anelito alla distruzione che dal giovane Bakunin passava al giovane Wagner lo colgo qua e là. E mi chiedo, e non so darmi risposta, se questo anelito passasse al di sopra delle teste dei bevitori di birra, come la corrusca nuvolaglia di una sera d’autunno. Quasi sicuramente di sì.
E poi, l’ignoranza dilagante. Ascoltare Wagner è francamente impresa ardua, meglio limitarsi a tre accordi dell’orecchiabilità popolare, questa non ha necessità di essere ascoltata, è essa che ascolta il nostro immalinconito pulsare delle arterie disfatte dal benessere e dalla cattiva alimentazione.
2015, pagine 96
euro 4,00
In Wagner non sono mai riuscito a leggere – nella sua musica intendo – quello che vi leggeva Nietzsche, almeno non solo quello. Se c’è qualcosa d’altro del semplice bilanciamento matematico delle corrispondenze e delle dissonanze, nella musica, e questo resta tutto da vedere, l’anelito alla distruzione che dal giovane Bakunin passava al giovane Wagner lo colgo qua e là. E mi chiedo, e non so darmi risposta, se questo anelito passasse al di sopra delle teste dei bevitori di birra, come la corrusca nuvolaglia di una sera d’autunno. Quasi sicuramente di sì.
E poi, l’ignoranza dilagante. Ascoltare Wagner è francamente impresa ardua, meglio limitarsi a tre accordi dell’orecchiabilità popolare, questa non ha necessità di essere ascoltata, è essa che ascolta il nostro immalinconito pulsare delle arterie disfatte dal benessere e dalla cattiva alimentazione.
31 mar 2017 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Oltrepassamento e superamento
Opuscoli provvisori – 64
2015, pagine 64
euro 4,00
Il problema della qualità non è una questione filosofica, appartiene alla vita e da questa, e dalla ridda selvaggia di urticanti ambasce che ne vengono fuori, trova poi sistemazione e acquietamento nella riflessione.
L’eccesso è un viaggio all’indietro, agli albori del mondo, quando tutto era possibile, e nell’eccesso tutto è possibile, assolutamente tutto. Vive in esso l’oltrepassamento continuo e va avanti verso lidi per me inaccessibili che solo lui conosce, e ancora oltre, zone dove solo il parossismo consente di accedere, dove le tensioni non si possono spezzare perché continuano a tendersi all’infinito senza rispetto alcuno, dove non ci sono parole che aprono nuove vie, perché le vie sono tutte aperte e le parole tutte mute.
Meno che mai sono qui pronto a soffermarmi sulla linea di demarcazione. Non so dove si trovi né, in fondo, l’ho mai cercata. Sono un cieco e non ricordo nemmeno di avere mai avuto occhi per vedere. Eppure lo stesso sono andato oltre. Oltre tutto questo, perfino oltre queste stesse righe che mi sto cucendo addosso come un sudario.
2015, pagine 64
euro 4,00
Il problema della qualità non è una questione filosofica, appartiene alla vita e da questa, e dalla ridda selvaggia di urticanti ambasce che ne vengono fuori, trova poi sistemazione e acquietamento nella riflessione.
L’eccesso è un viaggio all’indietro, agli albori del mondo, quando tutto era possibile, e nell’eccesso tutto è possibile, assolutamente tutto. Vive in esso l’oltrepassamento continuo e va avanti verso lidi per me inaccessibili che solo lui conosce, e ancora oltre, zone dove solo il parossismo consente di accedere, dove le tensioni non si possono spezzare perché continuano a tendersi all’infinito senza rispetto alcuno, dove non ci sono parole che aprono nuove vie, perché le vie sono tutte aperte e le parole tutte mute.
Meno che mai sono qui pronto a soffermarmi sulla linea di demarcazione. Non so dove si trovi né, in fondo, l’ho mai cercata. Sono un cieco e non ricordo nemmeno di avere mai avuto occhi per vedere. Eppure lo stesso sono andato oltre. Oltre tutto questo, perfino oltre queste stesse righe che mi sto cucendo addosso come un sudario.
26 mar 2017 Leggi il testo completo...
Michail Bakunin
Lettera a Nečaev
Opuscoli provvisori – 63
2015, pagine 90
euro 4,00
Bakunin non si lascia impaurire dai comportamenti a volte più che discutibili che gli uomini vicini a lui mettono in atto. Sa che lo scontro sociale, con un nemico irriducibile, non è una semplice dichiarazione di princìpi. La vicenda del suo rapporto con Nečaev ha dato vita a ipotesi e speculazioni di ogni genere. Ma la concretezza dei fatti è molto più importante di qualsiasi pruriginosa illazione.
La Russia è lontana, sconosciuta per Bakunin che vi manca da quasi trent’anni. Nečaev è un giovane forte e vitale, ha le sue idee, che sono lontanissime da quelle del vecchio rivoluzionario, il quale si accorge subito delle approssimazioni, delle ignoranze, dei gesuitismi e degli imbrogli del nuovo arrivato.
È impressionante non l’ingenuità di quest’ultimo, che non si tratta di ingenuità, ma la sua capacità di guardare oltre, alle qualità recondite di un rivoluzionario, e di certo Nečaev rivoluzionario lo era, e lo dimostrerà fino in fondo, con il suo comportamento nelle segrete della fortezza di Pietro e Paolo. Solo che lo sforzo, e i rischi corsi da Bakunin, non sono stati sufficienti. Nečaev era al di là di qualsiasi discorso fondato sulla coerenza rivoluzionaria.
2015, pagine 90
euro 4,00
Bakunin non si lascia impaurire dai comportamenti a volte più che discutibili che gli uomini vicini a lui mettono in atto. Sa che lo scontro sociale, con un nemico irriducibile, non è una semplice dichiarazione di princìpi. La vicenda del suo rapporto con Nečaev ha dato vita a ipotesi e speculazioni di ogni genere. Ma la concretezza dei fatti è molto più importante di qualsiasi pruriginosa illazione.
La Russia è lontana, sconosciuta per Bakunin che vi manca da quasi trent’anni. Nečaev è un giovane forte e vitale, ha le sue idee, che sono lontanissime da quelle del vecchio rivoluzionario, il quale si accorge subito delle approssimazioni, delle ignoranze, dei gesuitismi e degli imbrogli del nuovo arrivato.
È impressionante non l’ingenuità di quest’ultimo, che non si tratta di ingenuità, ma la sua capacità di guardare oltre, alle qualità recondite di un rivoluzionario, e di certo Nečaev rivoluzionario lo era, e lo dimostrerà fino in fondo, con il suo comportamento nelle segrete della fortezza di Pietro e Paolo. Solo che lo sforzo, e i rischi corsi da Bakunin, non sono stati sufficienti. Nečaev era al di là di qualsiasi discorso fondato sulla coerenza rivoluzionaria.
19 mar 2017 Leggi il testo completo...
Pierleone Porcu
Contro la tecnologia nucleare
Opuscoli provvisori – 62
2015, 2a ediz., pagine 80
euro 4,00
Nessuna collaborazione con le varie gamme dello schieramento (apparentemente) contrario e (in sostanza) favorevole allo Stato. Pacifisti, voltagabbana dell’anarchismo con guanti e conto in banca, vetero-tutto in balia di se stessi e delle nostalgie di conquista del potere, facitori di strade alternative alla produzione, sognatori delle violenze di un’ora e di un ritorno a casa con la coda nel solito posto, teorizzatori di combutte politiche (immaginate) transitorie, venditori al dettaglio di titoli nobiliari da incollare ai labari della nuova resistenza. Insomma il solito circo degli oltranzisti a chiacchiere o a violenze senza un progetto e una seria riflessione rivoluzionaria.
E questo circo sta ancora in piedi, e porta in giro per il mondo le sue colorite rappresentazioni. E del progetto che si sarebbe dovuto vedere al di sotto di tanta indignazione o di tanto sferragliare di botti? Poco più di nulla.
2015, 2a ediz., pagine 80
euro 4,00
Nessuna collaborazione con le varie gamme dello schieramento (apparentemente) contrario e (in sostanza) favorevole allo Stato. Pacifisti, voltagabbana dell’anarchismo con guanti e conto in banca, vetero-tutto in balia di se stessi e delle nostalgie di conquista del potere, facitori di strade alternative alla produzione, sognatori delle violenze di un’ora e di un ritorno a casa con la coda nel solito posto, teorizzatori di combutte politiche (immaginate) transitorie, venditori al dettaglio di titoli nobiliari da incollare ai labari della nuova resistenza. Insomma il solito circo degli oltranzisti a chiacchiere o a violenze senza un progetto e una seria riflessione rivoluzionaria.
E questo circo sta ancora in piedi, e porta in giro per il mondo le sue colorite rappresentazioni. E del progetto che si sarebbe dovuto vedere al di sotto di tanta indignazione o di tanto sferragliare di botti? Poco più di nulla.
12 mar 2017 Leggi il testo completo...
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Questo sito, oltre a informare i compagni sulle pubblicazioni delle Edizioni Anarchismo, archivia in formato elettronico, quando possibile, i testi delle varie collane.
L’accesso ai testi è totalmente libero e gratuito, le donazioni sono ben accette e servono a finanziare le attività della casa editrice.
Prossime uscite
Rudolf Rocker, Nazionalismo e cultura
William Godwin, Ricerca sulla giustizia politica
e sulla sua influenza su morale e felicità
Alfredo M. Bonanno, Dal banditismo sociale alla guerriglia
Carlo Cafiero, Anarchia e comunismo
Luigi Galleani, La fine dell’anarchismo?
Bakunin, Opere vol. II – La Prima Internazionale e il conflitto con Marx