Titoli
Johann Most
La peste religiosa
Opuscoli provvisori – 83
2015, 2a ediz., pagine 80
euro 4,00
Dominio e religione sono legati insieme, quando cadranno faranno un tonfo comune, non è possibile ipotizzare una lotta contro la religione senza una contemporanea, e particolarmente efficace, lotta contro il potere così come storicamente si è coagulato nello Stato.
Se in Spagna, l’insurrezione del 1936 bruciava le chiese non era soltanto perché molti preti combattevano a fianco dei franchisti o svolgevano il compito di delatori, ma anche perché la coscienza rivoluzionaria anarchica non poteva – né doveva – distinguere tra Chiesa e potere. Il sentimento religioso, individuale e personale, la fede o la credenza, la paura e tutti i sentimenti che le fanno da corredo, sono altro, e questi vanno rispettati, ma l’istituzione Chiesa e l’esercito spietato che la personifica e la fa agire, sono un’altra cosa.
2015, 2a ediz., pagine 80
euro 4,00
Dominio e religione sono legati insieme, quando cadranno faranno un tonfo comune, non è possibile ipotizzare una lotta contro la religione senza una contemporanea, e particolarmente efficace, lotta contro il potere così come storicamente si è coagulato nello Stato.
Se in Spagna, l’insurrezione del 1936 bruciava le chiese non era soltanto perché molti preti combattevano a fianco dei franchisti o svolgevano il compito di delatori, ma anche perché la coscienza rivoluzionaria anarchica non poteva – né doveva – distinguere tra Chiesa e potere. Il sentimento religioso, individuale e personale, la fede o la credenza, la paura e tutti i sentimenti che le fanno da corredo, sono altro, e questi vanno rispettati, ma l’istituzione Chiesa e l’esercito spietato che la personifica e la fa agire, sono un’altra cosa.
1 feb 2019 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Dio e lo Stato nel pensiero di Proudhon
Opuscoli provvisori – 82
2015, 2a ediz., pagine 90
euro 4,00
Una delle migliori analisi del rapporto tra la religione e lo Stato. Proudhon non è un filosofo scolastico, comincia a lavorare come operaio affrontando la lotta per superare la miseria. Spesso, chi ha fatto questa esperienza sgradevole e angosciante diventa un feroce repressore o un millantatore reazionario, qualcosa a metà tra un riformista e un sognatore di utopie. Non è il suo caso. Marx aveva visto giusto, cercando di frenare, con i soliti mezzi – la calunnia e l’imbroglio – la dirompente efficacia delle Contraddizioni economiche. Lo spirito giornalistico (pungente ma superficiale) che il sofista hegeliano utilizzò, da par suo, è tutto nel sottotitolo del grandioso libro di Proudhon (Filosofia della miseria), capovolto in Miseria della filosofia.
Veramente stupefacenti le note critiche che stende Proudhon in margine alla sua copia del libro di Marx. Stupefacenti ed esilaranti.
2015, 2a ediz., pagine 90
euro 4,00
Una delle migliori analisi del rapporto tra la religione e lo Stato. Proudhon non è un filosofo scolastico, comincia a lavorare come operaio affrontando la lotta per superare la miseria. Spesso, chi ha fatto questa esperienza sgradevole e angosciante diventa un feroce repressore o un millantatore reazionario, qualcosa a metà tra un riformista e un sognatore di utopie. Non è il suo caso. Marx aveva visto giusto, cercando di frenare, con i soliti mezzi – la calunnia e l’imbroglio – la dirompente efficacia delle Contraddizioni economiche. Lo spirito giornalistico (pungente ma superficiale) che il sofista hegeliano utilizzò, da par suo, è tutto nel sottotitolo del grandioso libro di Proudhon (Filosofia della miseria), capovolto in Miseria della filosofia.
Veramente stupefacenti le note critiche che stende Proudhon in margine alla sua copia del libro di Marx. Stupefacenti ed esilaranti.
15 gen 2019 Leggi il testo completo...
Michail Bakunin
La Comune e lo Stato
Opuscoli provvisori – 81
2015, pagine 80
euro 4,00
Bakunin spiega in modo magistrale l’esperienza della Comune di Parigi mentre gli accadimenti sono sotto gli occhi di tutti.
In queste tre conferenze l’accento è posto sulle radici economiche e sociali che determinarono la guerra franco-prussiana e sulle possibilità rivoluzionarie di un popolo che prende in mano le proprie sorti nel momento in cui tutti i traditori sono tutti smascherati.
Tornare a riflettere su quei pochi mesi rivoluzionari e, particolarmente, su quegli ultimi giorni in cui la Senna si colorò di rosso, è sempre un momento di grande commozione ma anche di grande importanza. Guai a farsi illusioni sulla brava gente che ci sta di fronte. Non si faranno nessuna remora morale nel momento in cui vedranno davanti ai loro occhi spaventati sorgere lo spettro della resa dei conti.
Su questo non bisogna avere dubbi.
2015, pagine 80
euro 4,00
Bakunin spiega in modo magistrale l’esperienza della Comune di Parigi mentre gli accadimenti sono sotto gli occhi di tutti.
In queste tre conferenze l’accento è posto sulle radici economiche e sociali che determinarono la guerra franco-prussiana e sulle possibilità rivoluzionarie di un popolo che prende in mano le proprie sorti nel momento in cui tutti i traditori sono tutti smascherati.
Tornare a riflettere su quei pochi mesi rivoluzionari e, particolarmente, su quegli ultimi giorni in cui la Senna si colorò di rosso, è sempre un momento di grande commozione ma anche di grande importanza. Guai a farsi illusioni sulla brava gente che ci sta di fronte. Non si faranno nessuna remora morale nel momento in cui vedranno davanti ai loro occhi spaventati sorgere lo spettro della resa dei conti.
Su questo non bisogna avere dubbi.
1 gen 2019 Leggi il testo completo...
Manifesto dei Sedici Critiche di Malatesta, Galleani, Borghi e di alcuni anarchici russi
Opuscoli provvisori – 80
2015, pagine 128
euro 4,00
Il Manifesto chiamato “dei Sedici”, dal numero (errato) dei firmatari, costituisce un cedimento clamoroso di fronte alla linea primaria e insostituibile degli anarchici, di ogni anarchico, contro la guerra. Su questo sono tutti concordi, non ci sono anarchici, oggi come ieri, che trovano giustificazioni alla sua stesura. E allora? Come mai uomini del calibro di Grave, Cornelissen, Malato e Kropotkin, per limitarsi ai compagni più conosciuti, lo stesero e lo firmarono? La risposta non può essere che una sola: fu un abbaglio, ma un abbaglio consequenziale.
Un abbaglio, perché credere di partecipare a una guerra “dalla parte giusta” non è possibile, non esistendo guerre giuste. Consequenziale, perché derivante logicamente dall’ipotesi quantitativa fondata sulla logica dell’aggiunta o, come l’abbiamo definita, dell’“a poco a poco”. Il determinismo, in salsa marxista o positivista, risulta sempre indigesto.
2015, pagine 128
euro 4,00
Il Manifesto chiamato “dei Sedici”, dal numero (errato) dei firmatari, costituisce un cedimento clamoroso di fronte alla linea primaria e insostituibile degli anarchici, di ogni anarchico, contro la guerra. Su questo sono tutti concordi, non ci sono anarchici, oggi come ieri, che trovano giustificazioni alla sua stesura. E allora? Come mai uomini del calibro di Grave, Cornelissen, Malato e Kropotkin, per limitarsi ai compagni più conosciuti, lo stesero e lo firmarono? La risposta non può essere che una sola: fu un abbaglio, ma un abbaglio consequenziale.
Un abbaglio, perché credere di partecipare a una guerra “dalla parte giusta” non è possibile, non esistendo guerre giuste. Consequenziale, perché derivante logicamente dall’ipotesi quantitativa fondata sulla logica dell’aggiunta o, come l’abbiamo definita, dell’“a poco a poco”. Il determinismo, in salsa marxista o positivista, risulta sempre indigesto.
1 dic 2018 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Di quale natura parliamo?
Opuscoli provvisori – 79
2015, pagine 64
euro 4,00
Ogni lotta di settore, condotta dagli anarchici, è destinata a essere recuperata se non riesce a raccordarsi con il progetto complessivo di distruzione dello Stato.
La lotta per la difesa della natura è un esempio clamoroso, e si affianca alle altre lotte che si autoracchiudono nell’ambito di una qualificazione di comodo, che dà, sulle prime, l’impressione, ma solo l’impressione, di essere più comprensibile e più generalizzabile, senza chiedere quell’impegno totale che lo scontro rivoluzionario minaccia di imporre impietosamente.
E, se invece provassimo a ribaltare il problema? Se provassimo a inserire la specificità di un intervento di lotta – poniamo contro lo sfruttamento animale – non nell’ottica limitata del vegetarismo o della lotta di liberazione animale, ma nell’ampio raggio di uno scontro distruttivo rivoluzionario? Se portassimo all’interno della lotta circoscritta la proposta e la metodologia distruttiva di attacco contro il nemico, per primo lo Stato?
Non solo saremmo più efficaci, ma vedremmo subito scomparire tutti quei fantasmi che ci accostano nel corso dello scontro, i quali sono d’accordo con noi, anarchici, solo per l’esiguità e la parzialità della nostra lotta, mentre non accetterebbero la proposta di uno scontro generalizzato, appunto di uno scontro anarchico.
2015, pagine 64
euro 4,00
Ogni lotta di settore, condotta dagli anarchici, è destinata a essere recuperata se non riesce a raccordarsi con il progetto complessivo di distruzione dello Stato.
La lotta per la difesa della natura è un esempio clamoroso, e si affianca alle altre lotte che si autoracchiudono nell’ambito di una qualificazione di comodo, che dà, sulle prime, l’impressione, ma solo l’impressione, di essere più comprensibile e più generalizzabile, senza chiedere quell’impegno totale che lo scontro rivoluzionario minaccia di imporre impietosamente.
E, se invece provassimo a ribaltare il problema? Se provassimo a inserire la specificità di un intervento di lotta – poniamo contro lo sfruttamento animale – non nell’ottica limitata del vegetarismo o della lotta di liberazione animale, ma nell’ampio raggio di uno scontro distruttivo rivoluzionario? Se portassimo all’interno della lotta circoscritta la proposta e la metodologia distruttiva di attacco contro il nemico, per primo lo Stato?
Non solo saremmo più efficaci, ma vedremmo subito scomparire tutti quei fantasmi che ci accostano nel corso dello scontro, i quali sono d’accordo con noi, anarchici, solo per l’esiguità e la parzialità della nostra lotta, mentre non accetterebbero la proposta di uno scontro generalizzato, appunto di uno scontro anarchico.
1 nov 2018 Leggi il testo completo...
Michail Bakunin
Dove andare, cosa fare?
Opuscoli provvisori – 78
2015, pagine 62
euro 4,00
Mettere la scienza al servizio della rivoluzione. Concetto tipicamente bakuninista. Non che, di per sé, sia errato, tutt’altro, è che suona troppo deterministico. La scienza del suo tempo? Forse, che nemmeno di quella ci si poteva fidare. Bastare pensare alle imbarcate che quei vecchi rivoluzionari presero per la statistica. Oggi meno che mai.
L’economia? Ma che scienza è mai? Non la si può definire in questo modo nemmeno con i paraocchi in dotazione ai pazienti asinelli soggiogati al carro. Eppure ci sono tanti compagni che pensano, non voglio qui fare velo alle mie personali responsabilità, di poterne sviscerare i misteri. Possiamo discutere per anni, quanto volete, sul modo di fare funzionare in modo autogestito una fabbrica senza avanzare di un millimetro sulla strada della rivoluzione. Più o meno come il problema di autogestire una barricata o uno scontro di piazza contro la polizia. Molte cose si possono fare, alcune attengono alle sottigliezze tecniche della guerriglia, ma non è questo il punto. La rivoluzione è altra cosa.
Con tutto ciò, nello scritto di Bakunin, che proponiamo alla riflessione (non alla semplice lettura) dei compagni, non ci sono solo l’entusiasmo e l’ingenuità, c’è anche un fondamento diverso, c’è la necessità della conoscenza, c’è la sollecitazione alla ricerca dei mezzi per approfondire la realtà e quindi rendere possibile, e più incisiva, l’azione. Ecco la chiave di lettura idonea per queste pagine.
2015, pagine 62
euro 4,00
Mettere la scienza al servizio della rivoluzione. Concetto tipicamente bakuninista. Non che, di per sé, sia errato, tutt’altro, è che suona troppo deterministico. La scienza del suo tempo? Forse, che nemmeno di quella ci si poteva fidare. Bastare pensare alle imbarcate che quei vecchi rivoluzionari presero per la statistica. Oggi meno che mai.
L’economia? Ma che scienza è mai? Non la si può definire in questo modo nemmeno con i paraocchi in dotazione ai pazienti asinelli soggiogati al carro. Eppure ci sono tanti compagni che pensano, non voglio qui fare velo alle mie personali responsabilità, di poterne sviscerare i misteri. Possiamo discutere per anni, quanto volete, sul modo di fare funzionare in modo autogestito una fabbrica senza avanzare di un millimetro sulla strada della rivoluzione. Più o meno come il problema di autogestire una barricata o uno scontro di piazza contro la polizia. Molte cose si possono fare, alcune attengono alle sottigliezze tecniche della guerriglia, ma non è questo il punto. La rivoluzione è altra cosa.
Con tutto ciò, nello scritto di Bakunin, che proponiamo alla riflessione (non alla semplice lettura) dei compagni, non ci sono solo l’entusiasmo e l’ingenuità, c’è anche un fondamento diverso, c’è la necessità della conoscenza, c’è la sollecitazione alla ricerca dei mezzi per approfondire la realtà e quindi rendere possibile, e più incisiva, l’azione. Ecco la chiave di lettura idonea per queste pagine.
15 ott 2018 Leggi il testo completo...
L’anarchismo nella rivoluzione russa
Opuscoli provvisori – 77
2015, pagine 106
euro 4,00
Per la lettura dei testi qui pubblicati è necessario tenere presenti alcune indicazioni. Il curatore, Paul Avrich, era uno storico, come tale provvisto di una vasta conoscenza del problema (l’anarchismo all’interno della rivoluzione russa), essendo per altro anche di madre-lingua russa. Ma, purtroppo, era uno storico e niente di più.
La traduzione italiana, molto più ampia degli stralci qui pubblicati, fatta nel 1976 da La Salamandra, contiene quindi, oltre ad altri testi meno importanti, anche le precisazioni e i commenti dello storico. Non pubblicabili. A titolo di esempio abbiamo qui riportato le sue considerazioni (positive) sulla destinazione riservata dal potere sovietico al Museo Kropotkin, scuola per bambini, scelta che, a dire di Avrich, avrebbe fatto contento il vecchio anarchico. E del concetto di recupero? E del volere cancellare anche le minime tracce di una persistenza che, nel 1967, anno della visita di Avrich, continuava evidentemente a disturbare? Nemmeno una parola.
Un’altra perla, non riportata, il giudizio di paragonare le scelte insurrezionali di Bakunin a Lione con quelle interventiste di Kropotkin nel Manifesto dei Sedici. Improponibile giudizio.
A parte tutto questo, e le sviolinature fuori luogo, tipiche di chi si occupa di ricordare evitando accuratamente di riproporre, l’Introduzione di Avrich rimane un’utile lettura.
2015, pagine 106
euro 4,00
Per la lettura dei testi qui pubblicati è necessario tenere presenti alcune indicazioni. Il curatore, Paul Avrich, era uno storico, come tale provvisto di una vasta conoscenza del problema (l’anarchismo all’interno della rivoluzione russa), essendo per altro anche di madre-lingua russa. Ma, purtroppo, era uno storico e niente di più.
La traduzione italiana, molto più ampia degli stralci qui pubblicati, fatta nel 1976 da La Salamandra, contiene quindi, oltre ad altri testi meno importanti, anche le precisazioni e i commenti dello storico. Non pubblicabili. A titolo di esempio abbiamo qui riportato le sue considerazioni (positive) sulla destinazione riservata dal potere sovietico al Museo Kropotkin, scuola per bambini, scelta che, a dire di Avrich, avrebbe fatto contento il vecchio anarchico. E del concetto di recupero? E del volere cancellare anche le minime tracce di una persistenza che, nel 1967, anno della visita di Avrich, continuava evidentemente a disturbare? Nemmeno una parola.
Un’altra perla, non riportata, il giudizio di paragonare le scelte insurrezionali di Bakunin a Lione con quelle interventiste di Kropotkin nel Manifesto dei Sedici. Improponibile giudizio.
A parte tutto questo, e le sviolinature fuori luogo, tipiche di chi si occupa di ricordare evitando accuratamente di riproporre, l’Introduzione di Avrich rimane un’utile lettura.
1 ott 2018 Leggi il testo completo...
Pierre-Joseph Proudhon
Dimostrazione della inesistenza di Dio
Opuscoli provvisori – 76
2015, pagine 80
euro 4,00
Leggere Proudhon è un’esperienza fuori del comune, sono pochi gli scrittori che mettono insieme la verve polemica con l’approfondimento teorico, la stringatezza dell’esposizione con la radicalità concreta del proprio modo di vedere il mondo.
Il tempo sembra non intaccare le sue cose, anche se, da parte del lettore, occorrono due cose: la mente sgombra dalle solite chiacchiere a cui una superficialità a noi contemporanea ci ha abituati e la volontà di andare oltre.
Questi estratti, che tali sono, dell’opera sua maggiore, rappresentano bene la necessità di sgombrare la propria visuale dai fantasmi, in primo luogo dal fantasma della divinità. In fondo il potere si fonda su Dio, ogni potere viene da Dio, anche se oggi lo leggiamo in termini diversi e la religione è diventata la serva scema, o se si preferisce l’assistente sociale di riserva, quando le strutture forti della repressione cominciano ad accusare difficoltà.
C’è in questo schieramento di orrori una sostanziale mutua disponibilità di servizio che, osservata bene, sgomenta.
Buona lettura.
2015, pagine 80
euro 4,00
Leggere Proudhon è un’esperienza fuori del comune, sono pochi gli scrittori che mettono insieme la verve polemica con l’approfondimento teorico, la stringatezza dell’esposizione con la radicalità concreta del proprio modo di vedere il mondo.
Il tempo sembra non intaccare le sue cose, anche se, da parte del lettore, occorrono due cose: la mente sgombra dalle solite chiacchiere a cui una superficialità a noi contemporanea ci ha abituati e la volontà di andare oltre.
Questi estratti, che tali sono, dell’opera sua maggiore, rappresentano bene la necessità di sgombrare la propria visuale dai fantasmi, in primo luogo dal fantasma della divinità. In fondo il potere si fonda su Dio, ogni potere viene da Dio, anche se oggi lo leggiamo in termini diversi e la religione è diventata la serva scema, o se si preferisce l’assistente sociale di riserva, quando le strutture forti della repressione cominciano ad accusare difficoltà.
C’è in questo schieramento di orrori una sostanziale mutua disponibilità di servizio che, osservata bene, sgomenta.
Buona lettura.
15 set 2018 Leggi il testo completo...
Alfredo M. Bonanno
Distruggiamo le carceri
Opuscoli provvisori – 75
2015, pagine 86
euro 4,00
Il carcere è la struttura portante dello Stato. Carcere e Stato sono due angolazioni della medesima mostruosità. Gli anarchici sono contro lo Stato, ecco perché sono contro il carcere.
Poiché rifuggiamo, come più volte detto, da affrontare problemi della società del futuro, quella per intenderci fondata sulla bellezza dell’anarchia, e ci interessiamo di questioni terrene e non angeliche, tutto si riduce a discutere sul termine “contro”.
Che vuol dire essere contro il carcere?
È presto detto. Siamo per la distruzione del carcere. Allo stesso esatto modo di come siamo per la distruzione di questa società in cui ci stanno affogando.
2015, pagine 86
euro 4,00
Il carcere è la struttura portante dello Stato. Carcere e Stato sono due angolazioni della medesima mostruosità. Gli anarchici sono contro lo Stato, ecco perché sono contro il carcere.
Poiché rifuggiamo, come più volte detto, da affrontare problemi della società del futuro, quella per intenderci fondata sulla bellezza dell’anarchia, e ci interessiamo di questioni terrene e non angeliche, tutto si riduce a discutere sul termine “contro”.
Che vuol dire essere contro il carcere?
È presto detto. Siamo per la distruzione del carcere. Allo stesso esatto modo di come siamo per la distruzione di questa società in cui ci stanno affogando.
19 lug 2017 Leggi il testo completo...
Victor Rudin
Max Stirner. Un refrattario
Opuscoli provvisori – 74
2015, pagine 78
euro 4,00
Fra i tanti equivoci che spesso mi sembra di cogliere nelle molte letture di Stirner che incontro qua e là, non solo equivoci scritti, che questi sono imeno pericolosi, giudicandosi da se stessi, ma equivoci pensati, cioè idee che ognuno si fa di quello che, secondo lui, ha scritto Stirner, mi sembra giusto riproporre la lettura di questo opuscolo, vecchio quanto si vuole ma sempre interessante.
Non che quanto qui scritto sia esente dalla tabe suddetta, solo che si tratta di considerazioni differenti, difatti non appartengono alla frettolosa, e volonterosa ma ottusa, lettura di tanti che vogliono vedere Stirner per quello che non fu mai,ma sollevano problemi esposti al sole decenni or sono e oggi racchiusi nei cassetti della memoria di coloro che hanno ancora il culto di quest’ultima dea.
Sottolineato, ma proprio in fondo, non in prima fila, il rapporto tra individualismo e comunismo, tra l’azione del singolo e l’azione cercata attraverso l’unione – provvisoria e non sigillata da alcuna bandiera – con altri compagni, altri individui, altri egoisti. Che importano le pretese definitorie?
E qual è il cemento di questa ricerca, se non quel l’affinità di cui tanti continuano a parlare e pochi a comprendere? E, ancora più oltre, il fondamento, la costruzione, impensabile, quell’informalità anch’essa deformata e vilipesa, fino a quando resterà tale, oggetto di vacui dibattiti e interessate malcomprensioni di perdigiorno?
2015, pagine 78
euro 4,00
Fra i tanti equivoci che spesso mi sembra di cogliere nelle molte letture di Stirner che incontro qua e là, non solo equivoci scritti, che questi sono imeno pericolosi, giudicandosi da se stessi, ma equivoci pensati, cioè idee che ognuno si fa di quello che, secondo lui, ha scritto Stirner, mi sembra giusto riproporre la lettura di questo opuscolo, vecchio quanto si vuole ma sempre interessante.
Non che quanto qui scritto sia esente dalla tabe suddetta, solo che si tratta di considerazioni differenti, difatti non appartengono alla frettolosa, e volonterosa ma ottusa, lettura di tanti che vogliono vedere Stirner per quello che non fu mai,ma sollevano problemi esposti al sole decenni or sono e oggi racchiusi nei cassetti della memoria di coloro che hanno ancora il culto di quest’ultima dea.
Sottolineato, ma proprio in fondo, non in prima fila, il rapporto tra individualismo e comunismo, tra l’azione del singolo e l’azione cercata attraverso l’unione – provvisoria e non sigillata da alcuna bandiera – con altri compagni, altri individui, altri egoisti. Che importano le pretese definitorie?
E qual è il cemento di questa ricerca, se non quel l’affinità di cui tanti continuano a parlare e pochi a comprendere? E, ancora più oltre, il fondamento, la costruzione, impensabile, quell’informalità anch’essa deformata e vilipesa, fino a quando resterà tale, oggetto di vacui dibattiti e interessate malcomprensioni di perdigiorno?
9 lug 2017 Leggi il testo completo...
Collane
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Opuscoli provvisori
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Fuori collana — Riviste — Altri editori
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L’accesso ai testi è totalmente libero e gratuito, le donazioni sono ben accette e servono a finanziare le attività della casa editrice.
Prossime uscite
Rudolf Rocker, Nazionalismo e cultura
William Godwin, Ricerca sulla giustizia politica
e sulla sua influenza su morale e felicità
Alfredo M. Bonanno, L’ospite inatteso
Alfredo M. Bonanno, Dal banditismo sociale alla guerriglia
Luigi Galleani, La fine dell’anarchismo?
Anselmo Lorenzo, Il proletariato militante. Memorie di un internazionale
Bakunin, Opere vol. II – La Prima Internazionale e il conflitto con Marx
Pëtr Kropotkin, Il mutuo appoggio
Dominique Karamazov, Miseria del femminismo
A cura di Alfredo Bonanno, Estetica dell’anarchismo
Feral Faun, Rivoluzione selvaggia